Vene varicose: camminare fa davvero bene alla circolazione?
Vene varicose: è vero che camminare fa bene?
Una convinzione comune sui problemi di circolazione alle gambe è che camminare fa bene se si hanno le vene varicose.
Molte pazienti pensano, ad esempio, che non siano necessarie misure preventive come la calza elastica proprio perché camminano frequentemente.
Non c’è dubbio che fare delle passeggiate quotidiane sia molto utile per la salute.
Si tratta di un’ottima abitudine perché attiva il metabolismo, allena il sistema cardiovascolare, riduce lo stress e addirittura ci protegge dall’insorgenza di tumori e malattie degenerative.
Quando ci sono le vene varicose non è esattamente corretto dire che camminare fa bene: Perché?
Per dare una risposta dobbiamo prima comprendere come si formano le vene varicose.
Le vene varicose indicano la presenza di insufficienza venosa.
L’insufficienza venosa è una malattia multifattoriale, cioè con molteplici cause, che porta a una perdita di funzionamento delle vene.
In presenza di insufficienza venosa le vene perdono la loro capacità di drenare il sangue dai tessuti e spingerlo verso il cuore.
Di conseguenza, il sangue ristagna nelle gambe e provoca tutta una serie di disturbi legati allo stato infiammatorio che si crea.
Le cause dell’insufficienza venosa sono sicuramente di tipo genetico, ma ci sono anche fattori esterni che possono contribuire.
L’elemento più importante è l’azione degli ormoni sessuali femminili, che riducono il tono venoso favorendo la dilatazione delle vene e il ristagno di sangue.
Per questo le gravidanze, le terapie ormonali e la menopausa si associano spesso a comparsa o peggioramento di capillari e vene varicose.
Altri fattori importanti sono l’obesità, le attività lavorative dove si sta in piedi molte ore, e l’esposizione a fonti di calore.
Tutte queste situazioni aumentano nettamente la probabilità che compaiano vene varicose o che peggiorino quelle già esistenti.
Ma come si sviluppano le vene varicose?
Abbiamo visto che partono da un difetto genetico e che sono influenzate negativamente dagli ormoni, ma è necessario un altro fattore affinché si formino.
Questo fattore è il movimento del sangue. Nelle vene normali il sangue viene spinto verso l’alto dalla contrazione dei muscoli del polpaccio e della pianta del piede.
Alcune strutture particolari situate all’interno delle vene, chiamate valvole, impediscono al sangue di scendere verso il basso.
Le valvole si aprono proprio quando il muscolo cessa di contrarsi e il sangue tenderebbe a tornare verso terra a causa della forza di gravità.
Nell’individuo normale, quindi, camminare fa bene alle vene e alla circolazione perché spinge il sangue verso l’alto evitando che ristagni e provochi fastidi.
Questo avviene grazie al corretto funzionamento delle valvole. In presenza di insufficienza venosa, però, le valvole sono difettose.
Dopo la contrazione muscolare, quindi, il sangue non viene più bloccato ma scende verso il basso.
Questo flusso patologico si chiama reflusso ed è determinato dalla forza di gravità.
Il reflusso del sangue è patologico non solo perché ha una direzione sbagliata, ma anche perché è un flusso turbolento. Un flusso turbolento, al contrario di quello normale, è un flusso caotico di sangue che esercita una pressione eccessiva. Le vene, che sono a tutti gli effetti dei tubi distendibili, subiscono questo reflusso a livello delle loro pareti e cominciano a dilatarsi.
Adesso abbiamo capito che le vene varicose si sviluppano nella persona che cammina, ma non si svilupperanno mai in una persona che non muove le gambe, come ad esempio chi è paralizzato a seguito di un incidente.
Ma allora se le vene varicose si sviluppano in una persona che cammina, camminare fa bene?
Cominciamo a capire che in realtà non è così, ma dobbiamo fare alcune precisazioni sui circuiti patologici che formano le vene.
I reflussi nelle vene varicose formano dei circuiti patologici di sangue. All’interno di questi circuiti, il sangue va dall’alto verso il basso e dalla profondità alla superficie, quindi in direzione contraria rispetto a quella che normalmente dovrebbe esserci.
I circuiti sono formati da vene di tre tipi:
- Vene profonde: situate dentro i muscoli.
- Vene superficiali: sotto la cute.
- Vene safene: tra le vene profonde e superficiali.
Questi circuiti possono essere chiusi o aperti.
I circuiti chiusi si formano quando il sangue dalle vene profonde refluisce su quelle di superficie (o sulle safene) e alla fine rientra nelle vene profonde. Si definiscono chiusi proprio perché il sangue parte da una vena profonda (ad esempio a livello dell’inguine), scende verso il basso lungo la safena o una vena di superficie e rientra nelle vene profonde sotto il ginocchio. Da qui viene nuovamente spinto verso l’alto dalla contrazione muscolare, ma torna inevitabilmente nel punto dove refluirà di nuovo.
I circuiti aperti, invece, presentano reflusso di sangue ma senza che questo torni nel punto da dove è partito. Per fare un esempio, in un tipico circuito aperto ci sarà un reflusso dalla safena alle vene varicose di superficie, ma il sangue in profondità andrà comunque nella direzione giusta.
Ormai abbiamo capito che nelle persone che hanno vene varicose, quindi reflusso di sangue, con circuiti chiusi camminare non fa bene.
Questo perché più camminano, più favoriscono la circolazione all’interno di questo circuito “malato” e più lo alimentano nel tempo.
Nel circuito aperto, invece, camminare non è sfavorevole.
Ma allora queste persone devono stare ferme tutto il giorno?
Assolutamente no!
Devono però portare la calza elastica mentre camminano, se non altro fino a quando si sottoporranno a un piccolo intervento che servirà ad aggiustare il circuito
Perché la calza elastica?
La calza elastica è un dispositivo medico che esercita una pressione esterna sulle vene e sui tessuti.
Questa pressione contrasta l’eccessiva pressione venosa che c’è all’interno delle varici e che è diretta verso l’esterno. In questo modo, l’uso della calza permette di ridurre il reflusso, aiuta le vene a drenare meglio il sangue e combatte l’infiammazione dei tessuti. In un circuito chiuso, l’uso della calza consente di camminare favorendo comunque il movimento del sangue verso l’alto.
Ma come faccio a sapere se nel mio caso il circuito è chiuso o aperto?
Semplice, basterà fare una visita dallo specialista giusto, che grazie a un ecodoppler eseguito correttamente potrà capire di che circuito si tratta e pianificare il trattamento più adatto.
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